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GRANDE AIDA A TORINO CON UNA PIROZZI ECCELSA

  • di Alessandra Giorda
  • 23 ott 2015
  • Tempo di lettura: 3 min


Ad aprire la stagione lirica 2015/2016 al Teatro Regio della Capitale Subalpina è stata Aida. Opera musicata da Giuseppe Verdi su libretto di Antonio Ghislanzoni. Una regia spettacolare con William Friedkin . Un cast ben nutrito sotto ,la guida del grande direttore d'orchestra Noseda, dove spicca il soprano Anna Pirozzi. Artista di forte spessore , acclamata in Italia e all'estero, sia per le doti vocali notevoli e poliedriche che per quelle recitative ad alta densità. Ha dominato l'estate veroniana imponendosi tra le migliori artiste al mondo nel ruolo di Abigaille. Artista dall'aspetto lirico è di grande raffinatezza. In ogni ruolo che interpreta abbonda sempre l'ingrediente che la caratterizza: la perfezione. Attesissimo, da pubblico e stampa a novembre, il suo debutto nel ruolo di Elisabetta nel Deveraux che la vedrà protagonista in Spagna

Nell'intervista a seguire si racconta tra luci e ombre , tra pubblico e privato.



D: Com'è la tua Aida al Teatro Regio di Torino?

R: E' un'Aida molto sentita ! Molto sofferente , appassionata , innamorata e combattiva. E' proprio come Verdi la voleva. Aspettavo da tempo di cantare questo ruolo. Sono soddisfatta. Oltre tutto la regia è bellissima e colossale.

D: Quanto è importante la recitazione quando si canta un ruolo?

R: Senza dubbio è importante e si vede subito se un canatante lirico è concentrato solo nel canto, perchè la sua gestualità non è sciolta e naturale. La parte recitativa è espressione di tutto il corpo e se fatta bene arriva al pubblico. Non siamo certo come gli attori di cinema, ma ad una bella voce, necessita accompagnare una bella e naturale gestualità

D: Quanto è stata tortuosa la strada che hai percorso per giungere dove sei ora, e quanto è difficile mantenere il livello al quale sei arrivata?


R: E' stata molto dura ! C'è stato un momento della mia vita in cui ho pensatodi mollare tutto. Avevo però sempre un imput dall'esterno che mi faceva credere nella mia voce. Dovevo solo avere un'occasione giusta e che qualcuno di talento mi ascoltasse. Così è stato e la mia carriera è iniziata dandomi grandi soddisfazioni. Mantenere il livello al quale sono arrivata è molto stressante, ma affronto il tutto con amore e passione.



D: Conciliare famiglia e lavoro è altrettanto impegnativo, vero?


R: Giusto ! E' molto impegnativo. Devo badare molto al mio equilibrio psico-fisico che devo continuamente coltivare. Ti posso assicurare che ci sono momenti di profondo sconforto, di sofferenza perchè sono sola e fuori casa senza la mia famiglia. La lontanaza mi pesa, ma appena possono i miei cari viaggiano con me. L'essere a questo livello nella carriera ti porta spesso a non mantenere il contatto con la realtà, ossia il mio vero punto di riferimento e la massima priorità è la famiglia. Il lavoro è importantissimo, ma senza gli affetti non pottri vivere.


D: La grinta che hai per questo lavoro ti ha insegnato anche ad affrontare le problematiche della vita in maniera diversa?


R: Si , credo proprio di si. Prima di intraprendere questa carriera ho fatto altri lavori, ma al mattino mi alzavo sempre annoiata e con la sensazione che quel lavoro per forza dovevo farlo. Da quando la mia attività è il canto, scendo dal letto radiosa, con la voglia di lavorare e la passione che cresce in me.


D: A novembre ti aspetta il debutto nel ruolo di Elisabetta nel Roberto Deviraux , a Bilbao. Felice di questo nuovo ruolo?


R: Quando mi è stato proposto questo ruolo, grandi discordie sono nate con familiari e amici stretti. Li avevo tutti contro e mi sconsigliavano vivamente di accettare tale proposta, poichè Donizetti, come Rossini, è per eccellenza Belcanto, mentre la mia impostazione è verdiana. Ho voluto accettare questa sfida. E' un ruolo forte con recitazione ad alto livello e sono contenta di avere accettato .


 
 
 

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