UN MITO ALLA SCALA DI MILANO
- Redazionale
- 30 ago 2015
- Tempo di lettura: 6 min

In scena al Teatro alla Scala di Milano il baritono Massimo Cavalletti ne "La Bohéme" di Giacomo Puccini. Le sue recite sono imperdibili sia per il pubblico che per la critica, poichè Cavalletti regala emozioni vere e profonde oltre alle due doti vocali che sono un balsamo per l'udito. Nell'intervista a seguire si racconta tra pubblico e privato.
D:Si è esibito in già 70 recite con otto ruoli diversi al Teatro alla Scala di Milano, un dato statistico impressionante per un cantante ancora così giovane. Durante l’Expo di Milano Lei si esibisce in ben quattro ruoli da giugno a novembre: Escamillo, Figaro, Marcello e Ford. Attualmente veste i panni di Marcello ne La bohème nella storica regia di Franco Zeffirelli. Quale influenza artistica ha avuto questa produzione in cui ha già cantato Schaunard all' inizio della Sua carriera? Quali sono le emozioni di cantare Marcello, uno dei suoi ruoli più importanti per la prima volta in Italia proprio in questa produzione?
R: Si la mia collaborazione con il Teatro alla Scala è davvero da definirsi straordinaria e molto ampia, adesso finalmente sono Marcello alla Scala, questo è per me una specie di quadratura del cerchio per così dire per quanto riguarda questo personaggio, Marcello e ancora prima di lui Schaunard mi hanno arricchito come artista e mi hanno insegnato molto del palcoscenico e del teatro lirico, penso che adesso per me sia il momento di iniziare a pensare anche a altri ruoli per il futuro e spero che avrò l'opportunità di debuttare presto in nuove esperienze. Questo non è un addio al ruolo, ma penso che d'ora in avanti Marcello sarà per me un ruolo da fare in circostanze particolari e in serate di Gala. Forse ne farò un'altra produzione al MET nei prossimi anni ma penso che dopo aver cantato questo ruolo in quasi tutte le case più importanti del mondo posso cercare certamente di aprirmi a altre esperienze. Sono comunque ancora molto emozionato di cantare questa produzione al Teatro alla Scala e ringrazio questa direzione artistica e sovrintendenza per avermene data la possibilità.

D: Ha potuto celebrare un enorme successo come Figaro nel Barbiere di Siviglia al inizio del mese, alternando questo ruolo con Leo Nucci, che Lei ritiene una Sua grandissima ispirazione che spesso Le ha dato dei consigli artistici e tecnici. Da lui che cosa ha imparato?
R: In una parola "Il Teatro". Leo mi ha insegnato tantissimo, specialmente l'uso della musica e del corpo al servizio della parola. Faccio un esempio per tutti: Non sempre una nota o un suono è grande per la grandezza della nota stessa, ma un suono prende la sua vera forza dal modo in cui è detta la parola che vi sta davanti e dal modo in cui il corpo la emette. Questi insegnamenti sono quelli che un vero maestro di teatro dovrebbe passare agli allievi. Non solo come si porge il suono. Troppo spesso si può cantare anche molto bene ma essere molto noiosi. Il teatro è vita e vitalità. Espressione e comunicazione.
D: Ha perfezionato la tecnica vocale all’Accademia della Scala con Luciana Serra. Che cosa ci può dire dell’influenza sulla Sua evoluzione artistica che ha avuto questo periodo all’Accademia? R: Ho avuto la fortuna incredibile di lavorare all'Accademia della Scala quando la Signora Leyla Gencer era direttrice artistica della scuola e con lei abbiamo avuto grandi opportunità di studio e di imparare. La Signora Luciana Serra ha formato la mia tecnica e ha gettato le basi della mia predisposizione al canto e l'uso del fiato e della respirazione. In quegli anni posso dire di avere avuto la possibilità di debuttare oltre al mio amato Schaunard anche Enrico Asthon e Figaro delBarbiere di Siviglia, quindi per un giovane cantante interpretare questi personaggi al Teatro alla Scala ancora prima dei 26 anni è una opportunità che è stata data a pochi.
D: Le opere di Giuseppe Verdi occupano un posto significativo nel Suo repertorio. Il ruolo di Ford in Falstaff, per esempio, ha già interpretato su tanti palcoscenici importantissimi, tra cui quelli della Scala di Milano e del Festival salisburghese. Ora è seguito a giugno un importante debutto verdiano: Renato in Un ballo in maschera sotto la direzione musicale di Zubin Mehta in Israele. Quando arriveranno anche parti quali Rigoletto, Conte di Luna o Germont?
R: Credo che ci sia tempo prima di questi ruoli della trilogia popolare. Posso dirvi che tutti e tre i ruoli che ha citato sono già in lavorazione da anni, la musica è già tutta nella mia testa e anche in parte nella mia gola, specialmente Luna e Germont. Ma prima di debuttarli voglio aspettare ancora. Un salto così deciso di repertorio mi vedrebbe chiedere le porte di tutti i ruoli splendidi e bel cantistici che interpreto adesso. E in questo modo perderei anni di crescita dove posso anche imparare tante cose importanti per essere più pronto al momento in cui debutterò questi titoli che sono decisamente fatti per una maturità diversa dai miei attuali 36 anni. Renato è stata una prova venuta su richiesta speciale del Maestro Mehta e quindi per me è stato un onore debuttarlo con lui, ma in forma di concerto non è come farla in scena. Aspetterò ancora almeno un anno o forse due prima del debutto in scena.
D: Quest’anno a Firenze è arrivato un altro debutto importante, quello di Riccardo ne I puritani. Ci possiamo aspettare altri debutti di ruoli belcantisti al futuro?
Debutti futuri non nel prossimo anno. Ho intenzione di debuttare il ruolo di Ezio in Attila, sempre che trovi il giusto teatro e cast per fare questo titolo nuovo. Ezio è un ruolo magnifico e decisamente lirico. Quindi perfetto per una crescita nel repertorio verdiano.
D. Come vede l’attuale situazione nei teatri lirici italiani? A noi sembra che la situazione ultimamente sia meno critica di prima. Le sembra un parere realistico?
Si le cose sono cambiate con il governo Renzi, le sovvenzioni e l'aiuto statale è tornato e i teatri non solo riescono a programmare e produrre ma hanno anche iniziato a colmare i debiti che avevano contratto nel passato recente. Vedo una decisa ripresa. Mi auguro che sia l'occasione per investimenti a lungo termine e per produzioni che possano essere usate per più di una sola stagione e sopratutto più partecipazione da parte del pubblico straniero e turistico.
D: Ha iniziato la Sua carriere come membro della compagnia del Opernhaus di Zurigo. Che significato ha avuto per la Sua carriera il tempo nel ensemble dell’Opera di Zurigo?
R: Posso sicuramente dire che Zürich per me ha avuto una parte fondamentale nella mia formazione artistica. L'esperienza fatta durante i miei 6 anni di attività costante presso quel teatro e le oltre 150 recite in ruoli importanti e formativi mi hanno reso l'artista che sono oggi. Anche il lavoro e la vicinanza con artisti di calibro mondiale mi ha dato tantissimo. Ho potuto debuttare gran parte dei ruoli su cui oggi baso la mia carriera e attività. Al teatro di Zürich ho avuto il tempo di imparare, provare e sperimentare. Insomma io suggerisco a tutti di fare una esperienza simile.

D: Anche al Metropolitan Opera di New York è ospite frequente. Nel anno prossimo tornerà a New York per una nuova produzione di Manon Lescaut. La recita del 5 marzo 2016 sarà trasmessa in alta definizione in tanti cinema attraverso il mondo. Queste trasmissioni nei cinema hanno cambiato in qualche modo il lavoro sul palcoscenico? Cambia per Lei qualcosa nell’interpretazione di un ruolo quando la recita è trasmessa nei cinema ed il pubblico può seguire ogni movimento anche piccolissimo sul grande schermo?
R: Le trasmissioni HD sono l'ultimo ritrovato per portare la lirica e il teatro a tutti e in tutto il mondo. La bellezza e grandezza di questo tipi di eventi è l'entusiasmo che si coglie nelle persone che mai sono andate all'opera ma che una sera decidono di andare (a prezzi molto abbordabili) al cinema per vedere e conoscere la lirica. Indubbiamente l'azione sul palco e l'interpretazione devono essere un po' più da cinema e con le regole della telecamera. Non si può mai mollare una posizione o una intenzione e si deve sempre essere dentro all'azione. Anche le luci spesso cambiano e sono più da cinema che da teatro e anche il trucco deve essere più naturale possibile. Si deve recitare cercando di essere il più comprensibili possibile e anche il più attuale possibile. Sicuramente una grande esperienza che io ho già avuto al Met con La bohème nel 2014 e anche dal Festival di Salzburg con La bohème nel 2012. Anche lo spettacolo del Simone Boccanegra dal Teatro alla Scala nel 2010. Splendide occasioni di teatro e bellissime esperienze personali.
D:Nel tempo libero cosa Le piace fare e cosa fa per mantenerSi in forma per le grandissime sfide fisiche del mestiere del cantante?
R: Mi piace tantissimo passeggiare e visitare musei e ogni occasione per immergermi nella cultura e nell'arte. Amo tantissimo collezionare monete nuove e vecchie, cucinare sempre più sano usando prodotti biologici o comunque a km 0. Non rinuncio mai a andare al mare o al lago ogni volta che posso perché l'acqua è il miglior posto per rigenerarsi e per rinascere. Amo la pace di una riva e il magnifico profumo dello iodio nell'aria. Quando posso scappo un po' nella mia amata Toscana per visitare i miei genitori e per godere di quel mix perfetto di luce e campagna che solo li riesco a trovare!
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