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DA BAMBINA CANTAVO "NESSUN DORMA"

  • di Alessandra Giorda
  • 14 apr 2015
  • Tempo di lettura: 5 min

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Grandissima attesa per la prossime recite del 16 e 19 Aprile de " Il Barbiere di Siviglia" di Rossini al Teatro Filarmonico di Verona. Occhi puntatai sull'astro nascente della lirica internazionale che sempre più si conferma un vero talento: il mezzosoprano Annalisa Stroppa. Donna bella ed eccezionale capace di essere impegnata su vari fronti e sempre al top. Nell'intervista a seguire si racconta da bambina quando ascoltando i famosi tenori anche lei cantava importanti arie fino a quando ha preso consapevolezza della sue grandi doti vocali. Ne "Il Barbiere di Siviglia" è Rosina, ruolo amato e nel quale si ritrova come donna. E poi? Il debutto all'Opera Bastille di Parigi .

D: Come è nata la passione per la lirica?

R: La passione per il canto lirico è nata da bambina, nonostante in famiglia non ci fossero altri musicisti o cantanti. La musica accompagnava le mie giornate sin da piccola: musica di ogni tipo, classica, leggera, pop, musical.I miei genitori amavano accompagnare il loro tempo libero ascoltando musica e canto di ogni genere. Ho iniziato ad avvicinarmi alla lirica grazie ai miei nonni con i quali trascorrevo gran parte dei pomeriggi dopo la scuola, loro ascoltavano: Pavarotti, Domingo, Carreras e Mario del Monaco. Ebbene si, tutti tenori! Grazie a loro ho iniziato a scoprire le grandi arie d'opera e li imitavo. Così ho scoperto di avere una voce importante e speciale e per questo sono nate la passione e la volontà di voler cantare! Avevo giÀ le idee chiare: da grande avrei voluto fare la cantante!

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D: Quando ti sei accorta di avere una voce importante?

R:Ricordo che all'età di 8/ 9 anni cantavo " Nessun dorma", " O sole mio"," Parlami d'amore Mariù", "Un'amore così grande", durante i banchetti di famiglia! Scoprivo che la natura era stata generosa con me e mi aveva donato una voce speciale e trovavo dentro di me un tesoro che però non dovevo rovinare ma imparare ad utilizzare nel migliore dei modi. Mi venne detto che per studiare canto era ancora troppo presto, la voce non era ancora completamente mutata e quindi ho iniziato a studiare la musica; successivamente sono stata ammessa nella classe di pianoforte in Conservatorio e nel contempo ho frequentato anche il Liceo Socio Psico Pedagogico. Verso i 20 anni la voce era finalmente pronta e matura per affrontare lo studio del canto, inoltre avevo alle spalle una buona base musicale sulla quale appoggiarmi. Iniziai così a studiare canto sempre al conservatorio di Brescia.

D: Come sei riucita a conciliare il tutto?

R: Studiavo in Conservatorio, contemporaneamente preparavo gli esami in Università e nello stesso tempo, avendo ottenuto l'abilitazione insegnavo part- time in una scuola primaria. Quando ci ripenso non so come ho fatto, credo sia stata una grande forza di volontà a darmi l'energia per affrontare tutto! Ho sempre avuto l'esempio nella mia famiglia del lavoro e del sacrificio per conquistare ciò che si desidera e con questo esempio sono crescita. Nonostante la fatica amavo tutto ciò che facevo, l'insegnamento ai bambini, i miei studi all'università e soprattutto cantare!

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D: Sei Rosina ne Il Barbiere di Siviglia. Similitudini e differenze tra Annalisa e Rosina?

R:Ogni volta che interpreto un personaggio inevitabilmente porto qualcosa di me stessa! Quando sono sul palco mi calo a tal punto nei panni del mio personaggio da provarne realmente le stesse emozioni. A mio parere questo è l'unico modo per poter trasmettere al pubblico tutte le sensazioni che si vivono in scena. Ne caso di Rosina più che differenze trovo molte similitudini: è una ragazza giovane, vitale e determinata, sveglia ed entusiasta della vita! Si innamora e crede fortemente nell'amore! È una donna di oggi, modernissima, ha una certa grazia e un certo puntiglio nell'ottenere ciò che vuole. Inoltre è molto orgogliosa (a tal punto che quando pensa che Lindoro l’abbia venduta alle voglie del conte dAlmaviva si sente talmente triste, delusa, e beffata da essere disposta persino a rinunciare alla sua libertà). Mi riconosco in tutti questi aspetti! La frase che rispecchia di più la mia Rosina è proprio questa:" Io sono docile, sono ubbidiente, mi lascio reggere, mi fo' guidar!!! Ma se mi toccano dov’è il mio debole sarò una vipera, sarò! " La differenza che riscontro riguarda invece la condizione di Rosina, che è costretta a stare rinchiusa dal tutore e questo per me è impensabile! Nella produzione del Filarmonico vedrete una Rosina esuberante e determinata che diversifica il suo comportamento e le sue movenze a seconda del suo interlocutore: sgraziata e inelegante con il Tutore, amica e complice con Figaro, dolce ed elegante con Lindoro.

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D: Cosa ammiri del Cigno di Pesaro?

R: Trovo che Rossini sia un compositore molto affascinante per la sua originalità , il suo umorismo e per la sua ilarità ! La sua musica rispecchia la positività con cui affronta la vita: è amante della vita, della musica, delle donne e della cucina! Ricordiamoci che Rossini era un buongustaio e anche un ottimo cuoco! Una frase emblematica che gli viene attribuita è proprio questa: "L’appetito è per lo stomaco quello che l’amore è per la vita" Trovo che nel Barbiere in particolare sia molto interessante come Rossini abbia disegnato ogni personaggio: egli costruisce un’architettura vocale e personale per ogni ruolo, mette addosso ad ognuno una veste che lo identifica: l’amoroso Lindoro, Il Bartolo brontolone, la bella innamorata Rosina,l’ avido Don Basilio, e il furbo tuttofare Figaro. Inoltre sono affascinata in generale dalla vivacità , dal dinamismo, dalla comicità che contraddistinguono quest’opera. E’ divertimento allo stato puro sia per noi interpreti che per il pubblico! D: A breve ci sarà il tuo debutto all'Opera Bastille di Parigi. Racconta R: Si, doppio debutto! All’Opàra Bastille e in un ruolo pucciniano. Madama Butterfly è una delle opera più rappresentate al mondo e questo secondo me, oltre che per la bellezza musicale, anche per l’intensità e la grandezza della storia stessa che mette in musica Puccini. Una storia ambientata in Oriente, che però può rappresentare un dramma senza spazio nè tempo.

D: Cosa dire di quest'Opera?

R: Quanto si potrebbe dire su quest’opera! Personalmente la cosa che mi colpisce è il dramma di un Amore Impossibile, non solo tra uomo e donna ma tra due mondi e due culture cosìdiversi: lui americano, superficiale e cinico; lei giapponese, giovane, fragile, bisognosa d’amore, che fa dell’amore la sua religione. Mi fa molta tenerezza: lei si autoconvince di un amore che non c’è e l’attesa di Pinkerton cresce più. Lei sogna e vive in un mondo tutto suo, fatto di sentimenti immaginari e di attese. Vive un amore platonico, sognato, vagheggiato e nutrito al riparo da una troppo crudele e cinica realtà . La musica di Puccini rispecchia tutto questo e fa parlare il cuore! Una vera meraviglia!

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D: Cos'altro di colpisce di Madama Butterfly?

R: Un’altra cosa che mi colpisce molto è il rapporto di Butterfly col padre che ne influenza ogni azione e ogni pensiero: Cio-Cio-San ha solo 15 anni e suo padre è morto quando lei era ancora una bambina. In Pinkerton lei vede quell’affetto che le è mancato durante la sua infanzia, cerca un uomo che possa proteggerla e che le voglia bene: lei stessa nel loro incontro amoroso dice:Vogliatemi bene..un bene piccolino..un bene da bambino Lei si ribella addirittura alle proprie tradizioni e alla propria religione per seguire i sentimenti in cui crede: anche questo può essere visto come un tentativo di creare una rottura con le proprie radici e cancellare l’inaccettabile perdita paterna. Infine si uccide esattamente come il padre: quando Pinkerton si presenta dopo tre lunghi anni con la moglie americana per portarle via il bambino, Cio-Cio-San, con il cuore ormai consumato dalla disperazione, è costretta a guardare in faccia la realtà e a prendere a poco a poco consapevolezza degli eventi; il suo sogno d’amore comincia a sgretolarsi, la sua appassionata visione è ormai svanita e non sembrano esserci vie d’uscita. E’ consapevole della necessità di tornare alla vecchia vita con la conseguente scelta di morte. Con lo stesso coltello che anni prima aveva tolto la vita a suo padre compie il catartico, disperato e inevitabile gesto di togliersi la vita.

 
 
 

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